
fu nel 2005 in una foresta nell'Alberta canadese. E' stato un impulso improvviso, era d'agosto ed il sole filtrava caldo nel bosco, un tronco grande richiamò la mia attenzione: chiusi gli occhi lo circondai con le braccia e appoggiai il viso alla corteccia profumata, ricevetti in cambio un confortevole calore.
L'ultima volta è stato in Australia in un boschetto di eucalipti dove viveno avvinghiati dei koala: anche qui il mio abbraccio fu un gesto naturale.
L'evocazione mentale di una quercia in cima ad una piccola collina, è sempre stata la mia immagine preferita di calma e forza, alla fine di un training di rilassamento.

Un'associazione canadese insegna ai bambini, nel caso si perdessero nei boschi, di cercare l'albero più grande ed abbracciarlo rassicurati dal calore della corteccia ed anche dalla sicurezza che i soccorritori arriveranno, facilitati nella ricerca dalla dimensione della pianta.
Ritrovo anche Jungh che nel suo saggio "L'albero filosofico" trova nei disegni dei suoi pazienti raffigurazioni

Mi sono ripromessa di abbracciare, la prossima volta che andrò in Liguria, un ulivo, il più vecchio che potrò individuare.
Non ho ancora finito di riflettere su questo, che trovo un articolo su Repubblica, che mi fornisce nuovi spunti: un altro libro, Marco Nieri in "Bioenergetic Landscape" La progettazione del giardino terapeutico bioenergetico. Da questo imparo che la quercia è energizzante, e agisce sul sistema nervoso e genitale: un aiuto contro la depressione. Mentre l'ulivo può avere un'azione stimolante sul sistema immunitario e digerente del corpo umano: ed è incredibile è ciò che mi occorre ora.
